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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2012 alle ore 19:31.

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A Budapest è il giorno di «Eroi, re, santi» mostra d'arte antica e contemporanea inaugurata oggi alla Galleria Nazionale voluta dal premier conservatore Viktor Orban, nome che inquieta sempre più Bruxelles. La Commissione Ue è pronta ad agire contro il governo conservatore ungherese per fermare alcune riforme della Costituzione in senso autoritario che Fidesz, il partito del premier al potere dal 2010, è riuscito ad assicurarsi forte della propria maggioranza dei 2/3 del Parlamento nazionale. Intanto una folla mai vista - 100mila secondo gli organizzatori, 70mila per gli osservatori - ha manifestato ieri sera a Budapest contro il governo di Orban: una mobilitazione senza precedenti a cui hanno risposto partiti di sinistra ed ecologisti, ma anche movimenti della società civile.

Duello sulla Banca centrale d'Ungheria
Il casus belli più importante fra Ue e Budapest è la riforma che mette sotto tutela la Banca centrale ungherese, un punto assolutamente inaccettabile per la Commissione, guardiana del diritto comunitario, perché si tratterebbe di una grossolana violazione dell'art. 130 del Trattato sul funzionamento dell'Ue. Il principio dell'indipendenza assoluta sancito da quest'articolo non riguarda solo la Bce di Francoforte, ma tutte le banche centrali nazionali dei Paesi membri, anche quando non sono ancora entrati nell'euro. L'ha spiegato bene oggi a Bruxelles il portavoce della Commissione, Olivier Bailly, ricordando che si tratta di una condizione essenziale per garantire «la stabilità dell'ambiente giuridico» in cui operano le istituzioni finanziarie, e che una violazione di questa norma non riguarderebbe solo la situazione nazionale ungherese, ma comprometterebbe l'indipendenza di tutto il Sistema europeo delle Banche centrali (Sebc) dell'Ue.

Nonostante due avvertimenti scritti del presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, Orban è andato avanti con la propria riforma, che mette il governatore della Banca centrale ungherese, Andras Simor, sotto l'autorità del presidente di un board allargato (comprendente anche i membri dell'autorità di controllo finanziario Pszf), e modifica anche l'organismo della Banca che decide i tassi d'interesse, rendendolo docile all'Esecutivo. Alle lettere di Barroso, del 16 e 28 dicembre, il premier ha risposto il 23 e il 30 dicembre, garantendo a parole la compatibilità col diritto Ue della riforma, approvata definitivamente lo stesso 30 dicembre. La Commissione sta esaminando il testo definitivo della riforma, che ha ricevuto in inglese stamattina, e deciderà la settimana prossima, con tutta probabilità, se avviare una procedura d'infrazione contro Budapest. L'Esecutivo Ue potrebbe dare un ultimatum al governo ungherese per modificare la sua legge costituzionale o far fronte a un ricorso in Corte europea di Giustizia entro pochi mesi, forse anche con la richiesta di sanzioni finanziarie. Uno scenario che veniva evocato come abbastanza probabile oggi a Bruxelles, se Orban non farà marcia indietro.

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