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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2013 alle ore 08:59.

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Quando ci si interroga, angosciosamente, da dove possa scaturire la scintilla che accenda lo scatto d'orgoglio che oggi manca al Paese, si immaginano le risposte più disparate; tante, tranne una, la più dimenticata, la più lontana dal pensiero dominante: studiare, leggere. Studiare tutti, a tutti i livelli. Leggere di più, tutti, vecchi e giovani, al Nord e al Sud.
L'Associazione italiana editori calcolò qualche tempo fa che se gli indici di lettura del Mezzogiorno fossero stati in media con quelli del Centro Nord, nel periodo 1883-2006 la produttività del capitale umano sarebbe cresciuta di circa il 25%.
Ma gli indici di lettura italiani sono bassi anche al Nord.
L'Italia ha gli indici di lettura più bassi d'Europa. Solo il 46,7% degli italiani legge almeno un libro l'anno, contro il 59% della Spagna in crisi, il 70% della Francia, l'83% della Germania. All'interno dell'Italia mentre il Nord registra un livello di lettura del 54%, il Sud precipita al 34%. Come fa un Paese che legge così pochi libri, che si informa così poco, che pone così poca centralità al valore sociale e di promozione individuale della lettura, a risalire la china di una crisi strutturale gravissima?
All'81° congresso mondiale della Società Dante Alighieri, a Cagliari, il 20 e 21 settembre, ci siamo posti questo interrogativo e abbiamo immaginato qualche risposta concreta.
Intanto i giovani leggono più degli adulti. Dal 1995 al 2012 la percentuale dei ragazzi (fino a 17 anni) lettori di almeno un libro non scolastico l'anno è salita dal 46 al 58%, mentre l'indice generale è cresciuto dal 39 al 46,7%. Tra i giovani, i lettori sono maggioranza, anche se leggono molto meno dei coetanei spagnoli e francesi.
È quindi dai giovani che bisogna partire. Non esiste alternativa all'impiego della ecosfera digitale per coinvolgere i giovani in un movimento di massa a favore della lettura. L'azione che serve al Paese non può che essere comunitaria, partecipativa, e non artificiale quali risultano anche le migliori e pur meritorie campagne di comunicazione. Dobbiamo proporre qualcosa di diverso da una serie di spot.
Intanto tornare con coraggio a proporre i classici. La maratona su Twitter della Dante Alighieri «il Decameron in 100 tweet» (con lo hashtag #14000DB) ha suscitato interesse, talvolta entusiasmo, e qualche ironia. Ogni giorno la Dante ha twittato una sintesi in due twoosh giornalieri (tweet di 140 caratteri esatti) di ogni novella del Decameron, una in prosa, l'altra in rima, ottonari ed endecasillabi. Questa azione ha aperto una sfida alla rete dei seguaci che si sono scervellati per proporre dei tweet più brillanti e divertenti. Significativa è stata l'adesione – anche con propri tweet – del dinamico ministro per i Beni Culturali Massimo Bray, ma almeno 900 persone hanno partecipato all'iniziativa. Certo, hanno detto in molti, bella forza ridurre una novella di Boccaccio che talvolta è, ciascuna, un vero e proprio romanzo, in 140 caratteri! Che impoverimento! Non vi dico le reazioni di taluni puristi ad acrostici quali NASTAGIO (Non Avrà Salvezza Tranne Amando Gioiosamente Intensamente Ognuno), o rime ironiche e traduzioni in cronaca nera. Certo, è successo di tutto. Ma quanta gente si è riletta novelle, anche le meno famose, e si è ingegnata per produrre un twoosh di 140 caratteri? È stato un gioco. Il Comitato per il Settecentesimo di Boccaccio ci ha seguito con simpatia e a Certaldo, prima di Natale, premieremo i migliori risultati di questa avventura nata per caso, ma che ora diventerà una strategia organica. In ottobre, proporremo un concorso per Le Città Invisibili di Calvino autore del quale ricorre il 90°, chiedendo di illustrare, con foto, disegni, filmati la "tua" città invisibile. Poi, ci dedicheremo al Corsaro Nero di Salgari e, ovviamente alla Divina commedia di cui la Dante Alighieri sta producendo la maratona cinematografica (21 ore di film e migliaia di chilometri, centinaia di luoghi) nel viaggio surreale e contemporaneo di Lamberto Lambertini.

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