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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2011 alle ore 16:27.

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PECHINO - La Cina contribuirà a salvare l'euro, o no? Ad agosto, il premier Wen Jiabao disse che la Cina era pronta ad aiutare l'Europa nel momento del bisogno. Ma, a dicembre, al "Lanting Forum" a Pechino il viceministro degli esteri, Fu King, ha dichiarato che la Cina non avrebbe potuto farlo. "Il ragionamento secondo il quale la Cina dovrebbe salvare l'euro non sta in piedi, poiché non è questo il modo di gestire le riserve," ha dichiarato.

Per mesi, i leader europei ed i funzionari del Fondo Monetario Internazionale hanno sperato che la Cina avrebbe dato una mano per salvare l’euro. Ma Wen ha posto determinate condizioni, incluso che alla Cina venisse riconosciuto lo status di economia di mercato da parte dell’Unione Europea. I leader europei, tuttavia, non sono d’accordo né su questa né su alcun’altra condizione posta da Wen. Ne deriva l’insistenza di Fu sull’impossibilità della Cina di aiutare l’Europa.

Lo status di economia di mercato è per lo più simbolico ma è importante per la Cina. I commissari e gli avvocati europei sono attualmente impegnati in un acceso dibattito per decidere se l’Organizzazione Mondiale del Commercio debba accordare automaticamente questo status alla Cina nel 2016. Qualsiasi sia la decisione, i benefici saranno marginali; il principale vantaggio dello status di economia di mercato sarebbe che le accuse anti-dumping, secondo i regolamenti del OMC, verrebbero precluse.

Ciononostante, è un simbolo importante per la Cina. Molti cinesi credono che negare lo status di economia di mercato alla Cina vuol dire ignorare gli ultimi trent’anni di riforme spesso lancinanti. Soprattutto, la Cina vuole un segnale di accettazione da parte delle economie occidentali avanzate, che continuano a considerarla non solo come uno stato repressivo, ma anche come il simbolo di un modello economico alternativo: il capitalismo di stato, invece che la varietà del libero mercato.

Entrambe queste visioni occidentali sono troppo estreme. Il sistema cinese è autoritario in molti aspetti, ma l’immagine non è in bianco e nero. Dopo trent’anni di trasformazioni, l’economia, la società e, sotto alcuni aspetti, il sistema politico cinese sono cambiati profondamente.

Per sicurezza, il governo cinese continua a tenere sotto stretto controllo l’economia. Allo stesso tempo, il settore privato ha decollato, e adesso costituisce i due-terzi del PIL e dell’occupazione urbana della Cina.

Nonostante questi progressi, l’occidente sembra perdere la pazienza con la Cina. Prima del 2004 (quando il crescente avanzo delle partite correnti della Cina divenne un problema internazionale), l’occidente era convinto che la Cina si stesse muovendo nella giusta direzione – che stesse devenendo “più simile a noi”. Adesso quella convinzione è sempre più traballante, soprattutto perché la Cina, a partire dall’inizio della crisi finanziaria globale nel 2008, è diventata più assertiva.

Ma la sicurezza cinese non è completamente senza fondamento. Dati i suoi straordinari record economici, la Cina ha buoni motivi per sentirsi orgogliosa; ed essendo stata per tanto tempo una studente del modello occidentale, ha altrettante ragioni per domandarsi come mi il maestro se la passi cosìmale.

In fin dei conti, il fatto di essere accettata nella comunità internazionale aiuterebbe la Cina a trasformarsi in una società più aperta. Ma l’occidente deve capire che la Cina non è interessata solamente a vantaggi materiali, come l’accesso ai mercati occidentali o ad una maggiore presenza nelle organizzazioni internazionali. I cinesi vogliono anche sentirsi rispettati.
L’Europa non puòpermettersi di vedere fallire l’euro. Ma le proposte attuali, come i fondi di rimborso nazionali, o una loro versione allargata all’Europa con delle responsabilità congiunte, aumenterebbero il peso sulle spalle dei contribuenti europei in maniera drastica. Nel frattempo, la pressione sulla Banca Centrale Europea perché compri i bond statali dei paesi dell’eurozona sta mettendo a rischio la credibilità della Banca. Un aiuto esterno è la soluzione migliore per incoraggiare la fiducia dei mercati e salvare i paesi indebitati dalla recessione e dal default.

Inoltre, un fallimento dell’euro sarebbe nocivo per la Cina poiché il dollaro sarebbe di conseguenza l’unica valuta di riserva internazionale. Vorrebbe anche dire che il mercato europeo, ora la più grande fonte di domanda estera per la Cina, diverrebbe molto più debole.

Ma la Cina non fornirà un’assistenza finanziaria sostanziale senza una garanzia corazzata dell’Europa circa gli investimenti che metterà in atto. Allo stesso modo, la Cina bloccherà gli aiuti fino a quando l’UE non soddisferà certe condizioni, incluso il conferimento dello status di economia di mercato. La Cina ha detto cosa vuole. Adesso sta all’Europa di accettare l’offerta.
Yao Yang is Direttore del Centro cinese per la Ricerca Economica presso l’Università di Pechino.
Copyright: Project Syndicate, 2011.
www.project-syndicate.orgTradotto dall’inglese da Roberta Ziparo

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