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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2014 alle ore 08:20.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:27.

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Una volta arrivavano soprattutto i capitali. Poi l'occhiuta repressione di Equitalia e, soprattutto, la sostanziale fine del segreto bancario elvetico ne hanno bloccato il flusso. Adesso invece, da almeno sei o sette anni, in Svizzera si trasferiscono soprattutto le attività (industriali e professionali) e, con esse, le famiglie dei proprietari.

Da quando, prima, la crisi dell'Eurozona (dal 2007) e, poi, l'ipertassazione avviata dall'ultimo Governo Berlusconi e appesantita da quelli che gli sono succeduti (dal 2010-2011) hanno messo a dura prova la sopravvivenza di moltissime piccole e medie aziende o studi professionali in Italia, molti nostri connazionali hanno trovato una boccata d'ossigeno nella vicina Confederazione.

Un piccolo esodo, per sopravvivere. Certo, in Svizzera vi è un diffuso malcontento verso i lavoratori frontalieri e i "padroncini", gli artigiani italiani che vanno a lavorare in Ticino a prezzi più bassi sottraendo lavoro agli svizzeri. Solo pochi mesi fa è passato un referendum, promosso dalla Lega dei Ticinesi, che impone al Governo federale di approvare, entro tre anni, contingentamenti all'afflusso di lavoratori stranieri. Ma imprenditori, professionisti e redditieri sono ancora benvenuti. Anche nei Comuni amministrati dalla Lega. Perché portano posti di lavoro e ricchezza. Non è un caso se molte imprese italiane, soprattutto quelle esistenti nella fascia di confine (le province di Varese, Como e Sondrio), negli ultimi anni hanno aperto siti produttivi e succursali in Canton Ticino.

Le convenienze sono molteplici, dalla minor tassazione (la pressione fiscale complessiva sulle imprese è meno della metà rispetto all'Italia: secondo i dati della Banca mondiale siamo al 29,1% contro il 65,8%) alla rapidità dei permessi fino alla minor burocrazia e alle facilitazioni di varia natura offerte dalle amministrazioni locali. Quasi un paradiso, per chi è abituato a fare impresa in Italia. E non solo: a detta di molti, bisogna aggiungere una miglior qualità della vita (criminalità minima, sistema scolastico di prim'ordine e infrastrutture efficienti). Fatto sta che il numero degli italiani che decidono di trasferirsi armi e bagagli in Ticino o in un altro Cantone sta crescendo.

Un po' di numeri aiutano a capire meglio le dimensioni del fenomeno. A fine 2013 gli italiani residenti in Svizzera erano 301.254, a fine 2012 erano 294.359 e a fine 2011 290.546. Vuol dire che dopo gli oltre 3.800 arrivati nel 2012, l'anno scorso ne sono giunti quasi 7mila. Il totale degli abitanti svizzeri, a fine 2013, era di 8.136.700. A Lugano, che è la città più immediatamente attrattiva per gli italiani, nel 2013 sono arrivati 1.210 nuovi residenti italiani, che hanno portato il totale a 15.047. I nostri connazionali rappresentano quasi un quarto dei 67mila abitanti di Lugano.

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