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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2014 alle ore 17:01.
L'ultima modifica è del 27 novembre 2014 alle ore 20:58.

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Dopo l’occupazione della Contabilità nazionale, i precari dell'Istat seppelliscono l’«ascia da guerra». La dirigenza dell’Istituto nazionale di statistica e i sindacati hanno infatti appena trovato l'accordo che, in deroga Dl. 101/2013 sulla pubblica amministrazione, allunga la durata dei 372 contratti a termine con scadenza a fine 2014 a tutto il 2017, con la possibilità di un’ulteriore proroga al 2020. Così da portare, prima di tutto, a termine la sperimentazione del Censimento permanente, progetto che proprio ai precari è affidato.

Dopo l’occupazione della Contabilità nazionale, i precari dell'Istat seppelliscono l’«ascia da guerra». La dirigenza dell'Istituto nazionale di statistica e i sindacati hanno infatti appena trovato l’accordo che, in deroga Dl. 101/2013 sulla pubblica amministrazione, allunga la durata dei 372 contratti a termine con scadenza a fine 2014 a tutto il 2017, con la possibilità di un'ulteriore proroga al 2020. Così da portare, prima di tutto, a termine la sperimentazione del Censimento permanente, progetto che proprio ai precari è affidato.

La vertenza è assurta agli onori della cronaca martedì scorso, quando i ricercatori con contratto a termine, pari al 20% della forza lavoro dell'Istat, occuparono per protesta la sede della Contabilità nazionale, cuore pulsante delle attività dell'Istituto, così da impedire la diffusione dei briefing di approfondimento sulla macroeconomia d'Italia. Tutto partiva da un provvedimento del governo Letta, il Dl. 101/2013 che offriva ai precari che dall’entrata in vigore del testo avevano maturato tre anni di anzianità presso la stessa amministrazione un orizzonte lavorativo fino al 31 dicembre 2016. Il ministro per la Semplificazione Marianna Madia aveva annunciato la disponibilità ad allungare tale periodo fino a fine 2018, ma nel caso dell'Istat soltanto un terzo dei 372 si trovava in possesso dei requisiti per ottenere la proroga.

Per tutti gli altri, la prospettiva era perdere il posto di lavoro a fine 2014. La soluzione individuata dai sindacati era la stessa già messa in pratica per altre amministrazioni pubbliche: derogare ai tagli con la Legge 368/2001. Una prospettiva prima avvallata verbalmente dalla dirigenza dell'Istat, ma la scorsa settimana rimessa in discussione. La clamorosa agitazione del personale ha però cambiato le carte in tavola. Il presidente dell'Istat Giorgio Alleva, in merito alla proroga dei contratti a termine, comunica che «l'accordo raggiunto con i sindacati è stato definito in piena autonomia dall'istituto e quindi non c'è stato nessun intervento nella vertenza del ministro della Semplificazione e della pubblica amministrazione Marianna Madia». Si è tornati così alla bozza d'intesa discussa da marzo a novembre di quest'anni che vincola i precari che lavorano al Censimento permanente alle scadenze di 2017, anno di verifica finanziaria, e 2020, anno di conclusione del progetto. La firma è appena arrivata. L'Istituto di statistica torna insomma a lavorare a pieno regime.

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