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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2011 alle ore 10:42.
L'ultima modifica è del 26 ottobre 2011 alle ore 10:42.

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Mario, solo Lei può salvare l'euro. Nella foto Mario Draghi (AFP Photo)Mario, solo Lei può salvare l'euro. Nella foto Mario Draghi (AFP Photo)

Caro Mario, congratulazioni e condoglianze: la prossima settimana Lei assumerà uno degli incarichi più importanti delle Banche centrali nel mondo, ma dovrà anche accollarsi una responsabilità pesantissima. Solo la Bce ha il potere di spegnere l'incendio che divampa nella zona euro.
Lei dovrà scegliere fra due strade: quella ortodossa porta al fallimento, quella non ortodossa dovrebbe condurre al successo.

La zona euro deve fare i conti con una serie di complesse sfide a lungo termine, ma gli Stati membri non avranno la possibilità di effettuare gli aggiustamenti necessari e di implementare le riforme richieste se non riusciranno a sopravvivere. Tra i requisiti immediati c'è: fare in modo che la Grecia imbocchi una strada sostenibile; evitare un tracollo dei mercati dei titoli di Stato per una serie di grandi Paesi; impedire il collasso delle banche. Gli ultimi due sono i più importanti.

L'economista che ha spiegato meglio il ruolo della Bce è Paul De Grauwe, dell'università di Lovanio. Perché, chiede De Grauwe, gli interessi sui titoli di Stato di molti grandi Paesi della zona euro sono più alti di quelli del Regno Unito, nonostante la situazione dei conti pubblici d'Oltremanica non sia affatto più rosea? In Spagna il deficit e il debito pubblico sono più bassi che nel Regno Unito, in Italia il rapporto debito/Pil è più alto, ma il deficit è molto più basso e in Francia il deficit è più basso, anche se il debito è leggermente più alto.

Di certo è sorprendente che i mercati mostrino meno scetticismo sulla solvibilità del Governo di Londra che su quella di altri Paesi. Non è perché gli anglofoni hanno architettato un ingegnoso complotto per distruggere l'euro: non sono così ingegnosi. Per sintetizzare in termini crudi la spiegazione alternativa che fornisce il professor De Grauwe: il problema è la Banca centrale, bellezza.

D'altronde, che cos'è che determina il prezzo del debito sovrano? I Governi non offrono nessun collaterale a garanzia, e i diritti sui proventi delle tasse sono una sicurezza illusoria.

Facciamo l'esempio dell'Italia: il debito pubblico equivale al 120% del prodotto interno lordo, la durata media dei titoli di Stato è di sette anni e il disavanzo di bilancio è pari al 4% del Pil. Il Governo di Roma, dunque, ogni anno deve raccogliere sui mercati un quinto del Pil. Questo qualsiasi creditore lo sa. Supponiamo che i creditori temano che il Governo italiano non sia in grado di farsi prestare una somma tanto alta. L'Italia potrebbe sopravvivere tagliando la spesa pubblica? No. Se il Paese cercasse di estinguere il suo debito in questo modo dovrebbe tagliare la spesa pubblica di molto più di un quinto del Pil, dal giorno alla notte, perché basterebbe un tentativo del genere per precipitare il Paese in una depressione. Nessun creditore in possesso delle sue facoltà mentali può immaginare che un Paese sia in grado di rifinanziare il suo debito in una situazione del genere.

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