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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2012 alle ore 08:12.

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NEW YORK
L'allarme occupazione torna negli Stati Uniti. Il mercato del lavoro americano ha frenato bruscamente in maggio creando soltanto 69mila nuovi occupati, meno della metà dei 155mila attesi e il dato più debole in un anno. Il tasso di disoccupazione è contemporaneamente aumentato a sorpresa, all'8,2% dall'8,1%, e ancor peggio ha fatto il tasso di disoccupati, sottoccupati e lavoratori marginali, balzato al 14,8% dal 14,5 per cento.
Lo shock occupazionale - nel primo trimestre l'economia era riuscita a creare in media 226mila posti di lavoro al mese – ha allungato dense ombre sulla salute dell'intera ripresa statunitense e ha scosso le piazze finanziarie: in Borsa l'indice Dow Jones ha azzerato i guadagni dell'anno e gli investitori si sono rifugiati nei titoli del Tesoro, dove il rendimento delle obbligazioni decennali ha toccato record storici sotto la soglia dell'1,5 per cento. Anche perché altri dati hanno aggravato delusioni e paure: l'indice manifatturiero Ism nell'ultimo mese è scivolato a 53,5 da 54,8, segnalando ancora un'espansione del settore ma a scartamento ridotto. Né a far rientrare i timori sono bastati leggeri aumenti di redditi (0,2%) e consumi (0,3%) e della spesa in costruzioni in aprile.
La doccia fredda riporta al centro dell'agenda della Federal Reserve i preparativi per nuove misure straordinarie di stimolo: l'ultima manovra da 400 miliardi di dollari, l'Operation Twist per acquistare obbligazioni federali a lunga scadenza, si conclude a fine mese e la Banca centrale riunirà i suoi vertici il 19 e 20 giugno. La Fed ha già in passato promesso di mantenere tassi d'interesse vicini allo zero fino al 2014 ma questo potrebbe non bastare e le probabilità di un intervento tra giugno e agosto sono in netto aumento. Fin da subito, stando al responsabile della Fed di Boston Eric Rosengren, la Fed potrebbe quantomeno prolungare Operation Twist.
La brutta primavera dell'economia americana, hanno ammonito gli analisti, è frutto di più ostacoli, non solo domestici. Il contagio della bufera europea si allarga: dai 17 Paesi della moneta unica è giunto ieri un pessimo dato sulla disoccupazione, salita in aprile al record dell'11 per cento. Le economie delle potenze emergenti, Cina, India e Brasile, hanno intanto rallentato il passo deprimendo la crescita globale. Sugli Stati Uniti grava inoltre uno spettro politico: la cosiddetta fiscal cliff, i tagli di spesa e aumenti delle imposte che scatteranno l'anno prossimo in mancanza di accordi tra Congresso e Casa Bianca e che potrebbero provocare una contrazione del Pil dell'1,3% nel primo semestre 2013. Per ora, più che compromessi, la nuova fragilità economica alimenta lo scontro elettorale: «I dati sono un atto d'accusa alla gestione economica del presidente», ha affermato il candidato repubblicano Mitt Romney. Barack Obama, dal Minnesota, ha ammesso che «l'economia non crea abbastanza posti di lavoro» e ha puntato il dito sull'impatto della crisi europea oltreoceano. Alan Krueger, il consigliere del presidente, ha aggiunto che «stiamo ancora combattendo per riprenderci dalla più grave crisi dalla Grande Depressione» e ha rivendicato la creazione di 4,3 milioni di posti di lavoro in 27 mesi. Alcuni analisti hanno calcolato che le chance di rielezione di Obama, tuttavia, dipenderanno da un “numero magico” di circa 150mila nuovi occupati al mese tra gennaio e ottobre.
«Il mercato del lavoro è certamente in fase di deterioramento - ha detto Hugh Johnson della Hugh Johnson Advisors - E la fiducia nell'economia si sta erodendo». Il governo ha ridimensionato anche i posti di lavoro creati in aprile, 77mila anziché 115mila. In maggio la creazione di occupazione è spettata interamente al settore privato, che ne generato 82mila nuove assunzioni. Il pubblico impiego, in regime di austerità di bilancio, ha invece perso 13mila occupati. Non tutti i comparti, neppure nel privato, hanno però sostenuto la crescita: l'edilizia, in particolare, ha eliminato 28mila buste paga.
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