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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2013 alle ore 12:19.

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Un freno ai negoziati per il libero scambio? Il made in Italy insorge

L'Europa e l'Italia avrebbero tutto da perdere da una possibile sospensione o "congelamento" dei negoziati per il libero scambio con gli Stati Uniti che potrebbero essere messi a rischio dal caso Snowden.

Parla chiaro con il sito del Sole 24 Ore il viceministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda: «L'accordo Fta, (Free trade agreement) con gli Stati Uniti è fondamentale per l'industria italiana che sarà tra i principali beneficiari data la specializzazione settoriale, a partire dal tessile abbigliamento. Ma soprattutto è importante per l'occidente nel suo complesso. Se definiremo standard e regolamentazioni comuni tra le due economie più avanzate, Usa e Ue, creeremo le premesse per un riequilibrio delle relazioni economiche mondiali».

Il tutto per almeno un paio di motivi che riguardano non tanto i singoli settori industriali, ma le "regole del gioco" in generale. Roma è quindi in una situazione diversa rispetto a Parigi che ha chiesto - e ottenuto - di escludere (almeno per il momento) dalla trattativa con il governo americano la "produzione culturale", come dire audiovisivi e cinematografia. Come si vede, dietro il classico sciovinismo francese si celano ben più concreti interessi di bottega.

Ma torniamo agli aspetti più generali, prima di vedere la posizione italiana, in modo da inquadrare e contestualizzare la situazione.

Secondo uno studio della Commissione, ricorda ad esempio il vicepresidente Antonio Tajani, un accordo di libero scambio potrebbe rafforzare l'economia europea di 119 miliardi di euro l'anno, mentre i vantaggi per l'economia americana sarebbero di 95 miliardi di euro l'anno.
Ma il problema è più complesso da spiegare. Infatti da Bruxelles si nota che la vera utilità di un'intesa tra i due blocchi non è tanto legata ai dazi doganali, quanto piuttosto agli aspetti normativi e regolamentari. Che, come noto, sono sempre pieni di cavilli e offrono il fianco a contenzioni commerciali di ogni tipo. Insomma, si tratta di nodi difficili da risolvere, ma anche politicamente più premianti.

E adesso veniamo al nostro Paese. Per il ministero dello Sviluppo Economico, risulta che dalle analisi finora commissionate emerga come che l'Italia sarebbe il primo beneficiario in Europa, in termini di aumento delle esportazioni, in caso di positiva conclusione di quest'accordo Usa-Ue. Da sempre, infatti, l'area del dollaro pesa parecchio come emrcato di sbocco per il made in Italy.
Anche per il ministro degli Esteri Emma Bonino é «importante che gli Usa forniscano tutte le spiegazioni per evitare il blocco delle trattative sull'area di libero scambio tra le due sponde».

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