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Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2012 alle ore 06:40.

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Eliana Di Caro
Doveva essere un dibattito centrato sull'America del 2012, un anno cruciale per gli Stati Uniti che culminerà nelle elezioni presidenziali di novembre. Ma inevitabilmente si è parlato anche della crisi europea e di come l'intreccio tra le stagioni economico-politiche dei due continenti sia sempre più stretto.
Nella sede dell'Ispi a Milano, in occasione della presentazione della rivista Aspenia intitolata "L'America senza precedenti", ha cominciato l'ambasciatore statunitense David Thorne a dire che i destini di Usa e Ue sono legati come non mai. «Per Washington essere una superpotenza non è più sufficiente, con l'Europa siamo sulla stessa barca, solo lavorando insieme potremo farcela e superare la crisi economica», ha detto l'ambasciatore, sottolineando che «coloro che vedono l'Asia nel ruolo preponderante che è sempre stato europeo negli equilibri americani e globali sbagliano: un esempio per tutti, nel corso di un 2011 molto complesso, è la vicenda libica, in cui gli Usa hanno lavorato fianco a fianco con i partner europei mettendo a disposizione tutto il peso della loro democrazia». Thorne ha speso parole di elogio per «l'azione del Governo Monti, che in pochi mesi ha messo in atto misure importanti per riportare i conti pubblici sotto controllo» e si è augurato che in tutta l'Europa «si creino le premesse per la crescita, perché l'austerity da sola non basta».
Sul parallelo Usa/Ue, e sulla diversa architettura politico-istituzionale che li contraddistingue, si è soffermato anche l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti dopo una lunga parabola sul cambiamento dei rapporti di forza globali nel passaggio dal G-7 al G-20: «L'Europa è regolata dai Trattati, costruiti come i matrimoni: dovrebbero reggersi nella buona e nella cattiva sorte. Ma non appena è sopraggiunto un evento negativo, quando è esplosa la crisi dei debiti sovrani, i Trattati hanno rivelato la loro debolezza. Non è stato possibile agire come in America, dove la "mano visibile dello Stato" ha sopperito a quella "invisibile del mercato" intervenendo in modo massiccio. Il punto è che lì la mano è una, in Europa sono 27».
E mentre il presidente dell'Ispi Giancarlo Aragona ha ammonito che l'Europa rischia di scivolare in secondo piano al cospetto di Cina e India, prendendo come «un impegno politico» nei confronti della Ue e dell'Italia le parole di Thorne, è toccato a Marta Dassù tirare le fila della discussione. «Quel che importa - ha detto il sottosegretario agli Esteri - è che l'Europa conti per gli Stati Uniti per motivi giusti e non sbagliati. Non costituisca, cioè, con la sua fragilità, una preoccupazione per l'economia americana ma, come sta facendo in queste ore, si strutturi in modo forte con la prospettiva di mettere in atto una strategia di crescita».
eliana.dicaro@ilsole24ore.com
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L'EVENTO

L'America senza precedenti
È questo il titolo del 55° numero di Aspenia, la rivista di Aspen Institute Italia dedicata agli Stati Uniti, punto di partenza del dibattito che si è tenuto ieri alla sede dell'Ispi di Milano
I protagonisti
A Palazzo Clerici sono intervenuti l'ambasciatore americano in Italia David Thorne (nella foto), l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti, il presidente dell'Ispi Giancarlo Aragona, il sottosegretario agli Affari Esteri Marta Dassù. Ha moderato la discussione la giornalista della Rai
Monica Maggioni

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