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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2014 alle ore 10:50.

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Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli (LaPresse)Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli (LaPresse)

Uno dei capisaldi del mondo dello sport è la piena accettazione, da parte di atleti e società, delle sentenze della giustizia sportiva. Vale per il calcio, per la pallacanestro, per la pallavolo, per gli atleti che corrono i cento metri piani, per i pugili: insomma per tutti. Al momento stesso dell'ingresso nel mondo dello sport agonistico, regolato da una qualsiasi Federazione, si accetta in modo consapevole che solo la giustizia sportiva è titolata ad esprimersi su violazioni e controversie.

Vale per tutti, ma evidentemente non per il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, che ieri ha ricordato come "gli scudetti sono 32, anche se la contabilità ufficiale dice che sono 30". Uno scivolone che si poteva risparmiare e che fa rimpiangere ancora di più l'ironia con cui suo zio, Gianni Agnelli, sapeva sciogliere le tensioni. «Vedremo se metteremo prima noi la terza stella, o l'Inter e il Milan la seconda», disse festeggiando il ventesimo scudetto bianconero. Un'ironia alla quale solo l'avvocato Prisco (guarda caso era un duello tra avvocati) sapeva rispondere con la stessa lievità: "La Juventus è come una malattia che uno si trascina dall'infanzia. Alla lunga ci si rassegna".

Nessun tifoso, nemmeno il più becero, avrebbe mai potuto scatenarsi in idiozie da stadio dopo aver ascoltato le battute di Agnelli e Prisco. Nessuno avrebbe potuto provare odio per l'avversario, nessuno avrebbe potuto considerare il rivale un nemico.

Continuando a sventolare i 32 scudetti, che per sua stessa ammissione sono invece 30 ("…anche se la contabilità ufficiale dice 30") il presidente Andrea Agnelli soffia su un fuoco che meriterebbe di essere spento, sepolto e dimenticato. Le contabilità personali contano come il due di picche con la briscola a coppe: vale per i due scudetti tolti alla Juventus, vale per i Tour de France di Floyd Landis, Alberto Contador e di Lance Amstrong, che non sfrutta ogni occasione per dire "sette sul campo". Vale per tutti gli atelti di ogni sport che si sonon visti sottrarre una vittoria dalla giustizia sportiva: tutti hanno incassato e, se hanno potuto farlo, hanno ripreso a vincere senza mai rivendicare quello che era stato tolto. La Juventus ha ripreso a vincere, con pieno merito, ma continua a rivendicare i successi passati fomentando nei tifosi la rabbia: che è sempre una cattiva consigliera, soprattutto per chi si reca oggi in uno stadio di calcio.

Il presidente Agnelli, insieme alla Juventus, ha accettato di rispettare il Codice di Giustizia sportiva e lo Statuto Federale della Figc. In quest'ultimo, in particolare, all'art. 30 comma 2 si legge: "I soggetti di cui al comma precedente (i tesserati, le società affiliate e tutti i soggetti, organismi e loro componenti – n.d.r.) in ragione della loro appartenenza all'ordinamento settoriale sportivo o dei vincoli assunti con la costituzione del rapporto associativo, accettano la piena e definitiva efficacia di qualsiasi provvedimento adottato dalla Figc, dalla Fifa, dalla Uefa, dai suoi organi o soggetti delegati, nelle materie comunque riconducibili allo svolgimento dell'attività federale nonché nelle relative vertenze di carattere tecnico, disciplinare ed economico".

Da qui la contabilità ufficiale, come ha detto il presidente della Juventus, che è l'unica che conta per la Figc, L'Uefa e la Fifa. Quindi per il mondo intero. I due scudetti tolti alla Juventus semplicemente non esistono. Continuare in una inutile reiterazione del ritornello "32 sul campo" significa non riconoscere il verdetto della giustizia sportiva, peraltro ampiamente corroborato dalla giustizia ordinaria con la sentenza del tribunale di Napoli del 17 dicembre 2013. Sentenza dove si parla di "molteplici e articolati elementi probatori", sentenza dove chi avesse la voglia di sfogliare oltre duecento pagine troverebbe citate una per una le partite condizionate dal sistema Moggi. Capisco che sia una fatica, ma forse ne vale la pena.

Quello che più stupisce è l'ignavia della Federazione, pronta a sanzionare società e atleti per piccole questioni trascurabili, ma totalmente assente quando si tratta di ricordare al presidente della Juventus che non solo gli scudetti sono 30, ma che lui si è impegnato a rispettare quello Statuto che oggi, di fatto, considera carta straccia.
Nei giorni scorsi uno dei grandissimi della Juventus di Gianni Agnelli, Michel Platini, parlando di Andrea Agnelli ha detto che gli ha consigliato di fare come lo zio: ogni tanto prendere l'elicottero e guardare le cose dall'alto. Se ha seguito il consiglio, il volo è stato troppo breve.

P.S. La Juventus ha vinto con pieno merito il terzo scudetto consecutivo. Probabilmente stabilirà il record di punti del campionato italiano. Ha raggiunto quota 30 scudetti, un'enormità rispetto a tutti gli avversari. Senza dubbio è la squadra più forte in Italia, ed è difficile immaginare che il prossimo anno qualcuno possa raggiungere il suo livello. Sarebbe stato bello sentire Andrea Agnelli dire: "Vedremo se arriveremo prima noi a 40, o l'Inter e il Milan a 20".

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