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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2014 alle ore 11:17.
L'ultima modifica è del 12 gennaio 2014 alle ore 17:23.

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ULSAN - Le note dell'inno di Mameli si diffondono nell'area che ospita i cantieri navali più grandi del mondo, quelli del gruppo Hyundai. A Ulsan, lungo la costa sud-orientale della Corea del Sud, è a un armatore italiano che la Hyundai Mipo Dockyard fa le prime consegne ufficiali del 2014: quattro navi cisterna di design avanzato che il gruppo D'Amico aveva ordinato un paio di anni fa - al tempo della massima crisi del settore - spuntando un prezzo totale di 127 milioni di dollari che oggi rappresenta un valore inferiore del 20% a quello di mercato.

È un capital gain iniziale di tutto rispetto per la società italiana, ma sono contenti anche i coreani, che hanno già ottenuto dall'armatore nuovi ordinativi nel contesto di un rapporto ormai privilegiato tra le due parti. L'evento diventa così il simbolo della netta ripresa in corso dell'industria dello shipping navale e, di riflesso, anche del recupero del comparto della cantieristica: mai il gruppo italiano aveva ritirato 4 navi nello stesso giorno e da vari anni non è accaduto neanche per i cantieri di Hyundai Mipo. La cerimonia è organizzata nei minimi dettagli: dopo gli inni nazionali e i discorsi del Ceo di Hyundai Mipo, W. G. Cheo, e del presidente Paolo D'Amico, le madrine pronunciano la frase beneagurale di rito ("I name this vessels….May God bless them and all who sail with them"), prima di premere con un martelletto il meccanismo che lancia le bottiglie di champagne a sfracellarsi sulla chiglia delle navi, lunghe 183 metri e larghe 32: "Cielo di Gaeta", "Cielo di New York", "High Freedom" e, su un altro lato del cantiere, "High Discovery". Tanti palloncini colorati vengono liberati in aria, tra i fuochi d'artificio. Poi tutti salgono a bordo della "Cielo di Gaeta": nell'area di comando c'è la benedizione cattolica (da parte di un sacerdote coreano che parla in italiano) e alcuni Vip premono per tre volte il pulsante che aziona la sirena. Tra gli ospiti di riguardo, ci sono i rappresentanti di chi ha già noleggiato le navi (come il gruppo petrolifero francese Total) e di chi ha finanziato l'operazione.

In mezzo ai banchieri, non ci sono italiani: sono tutte istituzioni finanziarie estere che scommettono sull'ambizioso piano di rinnovo ed espansione della flotta di un gruppo emerso vincitore dalla grave crisi del settore seguita al crollo della Lehman Brothers. Le banche italiane sono ormai uscite da un comparto che è risultato negli ultimi anni oneroso (con necessarie ristrutturazioni di debito per gli operatori più deboli), mentre oggi il loro costo del capitale è più alto rispetto a quello delle banche estere, che risultano più competitive. Il 70% dei finanziamenti per il programma da un miliardo di dollari in tre anni per 36 nuove navi D'Amico verrà dunque erogato da istituti esteri (come Credit Agricole, Abn Amro, Commonwealth Bank Australia, Dnb Bank, Danish Ship Finance); il resto con equity. Per il futuro, l'amministratore delegato Marco Fiori e il direttore finanziario Giovanni Barberis non escludono anche il ricorso all'emissione di obbligazioni. Ai capitani delle navi, a chiusura dell'evento, vengono consegnati dalle madrine, in confezione-regalo, le parti superiori delle bottiglie spezzate dall'impatto con le chiglie (tappo e una parte del vetro): è un'altra tradizione di buon auspicio.

Le quattro nuove unità varate oggi (con capacità di carico da 40mila o 50 mila tonnellate) andranno ad aggiungersi alla flotta di navi tankers della d'Amico Tankers Ltd, controllata al 100% dalla D'Amico International Shipping, assicurando significativi risultati sul piano della efficienza energetica (fino al 30% in meno di consumo, con risparmio medio giornaliero di 6 tonnellate di combustibile a velocità costante di 14 nodi) e quindi della performance economica delle navi, nonché dell'abbattimento delle emissioni di Co2 (20% circa in meno), anticipando e anzi superando gli standard internazionali più restrittivi che entreranno in vigore nel 2025. Con esse la flotta del gruppo D'Amico cresce a 47 unità di proprietà (24 tankers e 23 Dry) e a 33,5 unità noleggiate (19,5 tankers e 14 dry). Il gruppo impiega 600 persone a terra e 2mila a bordo. Tra cui Salvatore Celentano, che diventa capitano della "Cielo di Gaeta" e la porterà nel viaggio inaugurale verso i mari del Sud dell'Asia.

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